No Hitting Day
I bambini hanno diritto a una protezione totale dalla violenza
L’articolo 11 della Costituzione federale svizzera stabilisce che i fanciulli e gli adolescenti hanno diritto a particolare protezione della loro incolumità. Nelle nostre leggi, invece, l’uso della violenza nell’educazione non è vietato espressamente da nessuna parte – a differenza che in altri 26 Paesi europei, tra cui i nostri vicini Germania, Austria e Principato del Liechtenstein.
Nel febbraio 2015, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha constatato nuovamente che la Svizzera adempie solo parzialmente il suo obbligo di protezione conformemente alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Mentre uno schiaffo fra adulti può essere perseguito penalmente, in caso di violenza su bambini – sempre che questa sia riconosciuta – le autorità intervengono solo tardivamente. Sullo sfondo della particolare vulnerabilità dei bambini e della particolare protezione garantita loro, questa disparità di trattamento a livello giuridico è inaccettabile.
Conseguenze delle punizioni corporali
L’uso di violenza fisica non è mai un metodo adeguato e, nell’ambito dell’educazione, nella migliore delle ipotesi comporta un adeguamento del comportamento per timore di una punizione. Non permette invece di raggiungere il vero scopo dei genitori, ossia che il bambino modifichi il proprio comportamento per convinzione. Inoltre dopo ogni ricorso alla violenza, la soglia d’inibizione all’uso della violenza fisica nell’educazione si abbassa – fino a tradursi in veri e propri maltrattamenti dei bambini.
Oltre alle lesioni visibili, le punizioni corporali hanno delle conseguenze nettamente meno tangibili: le percosse o altre forme di punizione corporale minano la fiducia del bambino nei suoi genitori e hanno molteplici ripercussioni negative sul suo sviluppo emotivo e sociale. L’esperienza di violenza fisica o di altre forme di violenza ferisce la dignità del bambino e gli comunica che la violenza è un metodo adeguato per risolvere i conflitti. Un bambino che subisce violenza presenta quindi un maggior rischio di esercitare a sua volta violenza in età adolescenziale o adulta. La violenza nell’educazione ha quindi effetti sociali negativi a lungo termine.
Cosa offre un divieto legale della violenza nell’educazione?
I contrari a un divieto legale della violenza sui bambini sostengono che in questo modo lo Stato si intrometterebbe eccessivamente nel lavoro educativo. Indagini condotte in Paesi in cui le punizioni corporali nell’educazione sono state espressamente vietate mostrano tuttavia che una regolamentazione giuridica chiara influenza durevolmente l’atteggiamento della popolazione nei confronti delle punizioni corporali. In Germania, ad esempio, il divieto iscritto nella legge fondamentale ha determinato un cambiamento di atteggiamento percettibile e di conseguenza una netta flessione della violenza nell’educazione.
Da solo, un divieto non porta però ancora a una relazione positiva, non violenta e partecipativa con i bambini. Per raggiungere questo scopo, tutti coloro che hanno a che fare con bambini nella vita di tutti i giorni sono chiamati a riflettere attivamente sui loro principi educativi e sui loro valori nonché sulle loro aspettative nei confronti dei bambini. La quotidianità con i bambini rappresenta infatti una sfida continua e talvolta il comportamento dei bambini può spingere gli educatori all’orlo della disperazione e dell’autocontrollo. In questi momenti è fondamentale che i genitori dispongano di alternative non violente alle punizioni corporali.
La violenza non è mai un metodo educativo efficace e legittimo. Questo principio dovrebbe rispecchiarsi anche nella legislazione svizzera. Protezione dell’infanzia Svizzera rivendica l’iscrizione del diritto dei bambini a un’educazione non violenta nel Codice civile svizzero – per il bene sia dei bambini sia dei genitori.
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