Esempio ritorno

In quest’esempio è illustrata la ricerca di una soluzione duratura per le vittime di tratta di minori e lo sfruttamento come forza lavoro.

La 16enne Fatima deve lavorare sette giorni su sette, spesso per più di 14 ore consecutive. Deve badare a tre figli di una famiglia di Ginevra, sbrigare le faccende domestiche e a volte fare le pulizie presso altre famiglie.

Quando è venuta a Ginevra per un soggiorno come ragazza alla pari, Fatima aveva grandi aspettative. Pensava che avrebbe fatto la babysitter solo per qualche ora alla settimana e che avrebbe potuto studiare a Ginevra. Il suo sogno è diventare educatrice della prima infanzia. Purtroppo ben presto si è accorta che la realtà era molto diversa. Al suo arrivo le sono stati sottratti i documenti di viaggio e Fatima deve lavorare tutto il giorno. Di studiare parallelamente non se ne parla affatto. Per il lavoro che svolge non viene pagata. Viene rinchiusa in casa e non può uscire dall’appartamento da sola. Fatima è intimorita, disperata e non sa come uscire da questa situazione. Una volta, quando la famiglia è fuori, riesce a scappare. Una vicina la aiuta e la accompagna alla polizia, la quale la porta in un centro di accoglienza specializzato per le vittime della tratta di esseri umani. A Fatima viene assegnato un curatore e le viene data la possibilità di riprendersi dallo stress fisico e psicologico derivante dalla situazione di sfruttamento.

Ben presto Fatima esprime il desiderio di tornare a casa dalla propria famiglia. L’assistente del centro di accoglienza discute con lei l’opzione dell’aiuto per il ritorno, contattando anche il consultorio per il ritorno e l’OIM. L’ufficio dell’OIM nel Paese di origine effettua i necessari accertamenti, nonché una valutazione della famiglia (Family Assessment) e dei rischi. Da tali accertamenti emerge che i genitori pensavano di poter dare alla propria figlia un futuro migliore se avesse studiato in Europa. È quindi chiaro che la famiglia non è coinvolta nella tratta di esseri umani e che Fatima può vivere presso di loro. A questo punto viene effettuata una determinazione dell’interesse superiore del minore (Best Interest Determination). I genitori di Fatima e il suo curatore in Svizzera sono concordi che il ritorno rappresenti la soluzione duratura migliore per la ragazza. Insieme al suo curatore, Fatima si iscrive al programma. Poi viene organizzato un volo di rimpatrio. L’OIM offre supporto a Fatima nell’aeroporto di transito e in quello di destinazione.

Sul posto Fatima ha regolari contatti con l’OIM e con la sua organizzazione partner, che la sostengono nell’ambito dell’aiuto per il ritorno. Dato che la situazione finanziaria della famiglia è estremamente precaria, Fatima è felice di ricevere aiuto. Il supporto per il reinserimento le consente di svolgere una formazione come educatrice e migliorare la sua situazione e quella della sua famiglia.

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