Nessun diritto all'educazione non violenta

Il Consiglio federale continua a negare ai bambini il diritto a un’educazione non violenta
lunedì, 30 novembre 2020
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Il Consiglio federale ha dato una risposta negativa alla mozione Bulliard-Marbach 19.4632 «Sancire nel Codice civile l’educazione non violenta». Con questa decisione il Consiglio federale ignora i fatti che dimostrano come sia ancora ampiamente diffuso l’uso della violenza nell’educazione. Protezione dell’infanzia Svizzera esige che il Par-lamento si faccia carico della sua responsabilità e corregga la decisione negativa del Consiglio federale.

La violenza psichica e fisica verso i bambini nell’educazione non diminuisce, come dimostrano studi recenti. In Svizzera oggi la metà di tutti i bambini subisce violenza nell’educazione. Un bambino su cinque è vittima di gravi violenze. Ogni anno, 1500 bambini finiscono al pronto soc-corso pediatrico degli ospedali a causa di «misure educative». «Queste cifre ci mostrano che in Svizzera c’è urgente bisogno di intervenire per un’educazione non violenta», spiega Regula Bern-hard Hug, direttrice dell’organizzazione Protezione dell’infanzia Svizzera. «L’educazione è un fatto privato, la violenza sui bambini no.» Per Protezione dell’infanzia Svizzera è quindi incomprensibi-le che il Consiglio federale continui a negare ai bambini una legge chiara.

Il diritto dei bambini a un'educazione non violenta li protegge dalla violenza

Se si riconosce ai bambini il diritto a un’educazione priva di violenza fisica e psichica, e se tale diritto è comunicato per mezzo di una campagna, diminuiscono sia la violenza effettivamente per-petrata sui bambini, sia l’accettazione di questa da parte della società. Ciò è dimostrato da esempi provenienti dalla Svezia (diritto a un’educazione non violenta dal 1979) e dalla Germania (diritto a un’educazione non violenta dal 2000). Protezione dell’infanzia Svizzera si impegna quindi per l’attuazione di una soluzione legislativa che si opponga in modo deciso alla violenza nell’educazione. Alla luce di questi fatti, anche per la Commissione federale per l’infanzia e la gio-ventù (CFIG) c’è «urgente bisogno di agire».

La posizione giuridica non chiara disorienta i genitori

Nella giurisprudenza del Tribunale federale si sono conservate fino ad oggi tracce dello «ius corri-gendi». In base a decisioni del Tribunale federale, sono ancora ammesse punizioni entro limiti non chiaramente definiti (p.es. percosse occasionali, senza conseguenze visibili). Questa insicu-rezza si trasmette anche ai genitori e a chi esercita la potestà. Degli studi hanno dimostrato che spesso non sussiste un’idea chiara su ciò che un bambino percepisce già come violenza fisica o psichica. Un chiaro diritto all’educazione non violenta aiuterebbe i genitori e chi esercita la pote-stà a riconoscere come tali le proprie azioni violente e quindi a proteggere meglio i bambini dalla violenza.

La Svizzera è presto il fanalino di coda dell’Europa
Uno sguardo all’Europa mostra che quasi tutti i paesi conoscono già il diritto a un’educazione non violenta: alcuni paesi, come la Francia o l’Irlanda, solo da alcuni anni, mentre altri, come la Svezia o l’Austria, già da decenni. A 23 anni dalla ratifica della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, è giunto il momento che anche la Svizzera accordi ai bambini che vivono qui il diritto a un’educazione non violenta.

Il Consiglio federale ha perso un’occasione per inviare un segnale forte per la tutela dei bambini in Svizzera. Con il rinvio della mozione Bulliard-Marbach il Parlamento può correggere la decisione errata del Consiglio federale. «Molti bambini non subiscono violenza nell’educazione. Altri sì. So-no i loro diritti che dobbiamo proteggere e sancire nel diritto svizzero. Noi non ci arrendiamo», commenta Yvonne Feri, Consigliera nazionale e Presidente della Fondazione Protezione dell’infanzia Svizzera.

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